Parapendio – Emilio

Parapendio

Dicotomia sgangherata in La Minore

di Emilio Rusconi

Parap - enricoUNI

Un po’ triste, ma neanche poi tanto, oddio, solo un po’ ritorto sui miei pensieri non proprio migliori, rivolgo la macchina verso Annecy: CAMPEGGIO!

Già, si fa presto a dire campeggio. Quanti anni sono che non monti più una tenda? Eh? Dai, perché non ci pensi un pochino? Boh, come faccio a ricordarmi? Tre, forse cinque? Dieci?

Ma poi cosa m’importa. Ho deciso campeggio e campeggio sarà.

E i cessi con la coda, i cessi sporchi, i cessi intasati, i cessi che si rimpiange la campagna, i prati, la natura, le foglie di castano, il dietro le piante?

Questo è vero. Sacrosanto. E allora? Stimolazione vagale. Stiticizzo il tutto e ci penserò poi. I problemi sono fatti per essere risolti, no?

E così, tronfio, sicuro e sazio, arranco sui tornanti del Piccolo S. Bernardo.

Un’occhiata distratta ai cumuli sopra le montagne, l’orecchio teso come una vela sui cotolozzi del Centrale, al pezzo di Gary Moore.

Il vecchio Gary. Grandissimo nessuno è come te. Con un tuo assolo riuscirei ad andare in Valcava e ritorno due volte al giorno. Una al mattino e una alla sera. Praticamente ogni dodici ore. A stomaco pieno. Praticamente un antibiotico…

Cribbio, ma che lavoro faccio mai…

Lavoro invadente. Sono qui sul Piccolo S. Bernardo e penso alla posologia consigliata per un volo in Valcava.

E ritorno.

Mioddio… Mon Dieu, ormai sono in Francia.

Già, la Francia.

Quanti ricordi quanti sospiri

quanti gemiti quanti fruscii

quanti rimorsi quanti rimpianti

quanto ti penso e quanto mi manchi…

Mòchela di fare il cretino, quanto mancherà ancora a sto campeggio? O cammeglio… Oddio che inversione idiota. Come idiota è l’idea a se stessa finalizzata di non dormire in uno di quei deliziosi alberghetti… No, campeggio.

Eccolo finalmente!

Campeggio Scurbatt. Che effetto scandire lentamente questa parola di idioma lombardo in terra straniera.

Effetto strano. Effetto. In effetti suona un po’ così così. Per me, Camuno, suona proprio così così. Dall’alto dei nostri migliaia di anni di cultura alle spalle risuona proprio così così. Che truzzi a Suello.

Quando lì non erano che malsane paludi infestate da insetti e schifezze in Valcamonica avevamo già anni di storia alle spalle…

Scurbatt.

Mah.

Campeggio.

Rimah.

Campeggio Scurbatt… mah mah.

Ciao E… che sorpresa.

Mah… ma che cavolo di mah, dillo che ti piace, ti senti improvvisamente a casa tua e il tuo spirito sembra già sospeso fra il senso di un senso infinito. Oddio…

Ciao RobySabryNatan, ciao IcioLellaTommy, ciao Massimo e famiglia, anche tu qui? Ah già il catino… ciao Marta, ciao Felice, ciao Simona, huè Matteo P. e famiglia, huè Sonia e Matteo W. ciao a tutti a tutti ciao. Ciao Ermanno, huè Dario cambia vela… Ciao Giorgio, ciao Paolo e Chiara, ciao Luigi, ciao anche a Giulia e Bruno e l’Acca. Ma non sono arrivati un po’ tardi questi? Boh, avranno bucato…! Saluti a tutti.

Il posto è bello, la gente pure, tanti bambini che girano festanti giorno e notte. Che belli i bambini che scambiano il giorno per la notte… Sempre di notte qualcuno entra in relazione toutcourt con l’Alto. Ma è preghiera, è solo preghiera.

Come la mia insonnia. Maddoi… quanto russa l’Acca… sarà l’età… menomale che il Bruno dorme a 1 km… sono sempre 1000 metri, dovrebbero bastare… Antonio non sai cosa ti perdi!

Hai notato che piove? Boh, può darsi, un po’ d’acqua rinfresca, soprattutto se entra nella tenda del Matteo W.

“It’s hard rain”… se l’Enrico notasse il mio inglese… 28 ore soltanto e lo parlo così bene… è Vale… perde solo tempo…

Grande Bob per fortuna ci sei tu a dare un senso alla notte.

Già, continua con quella chitarra del cavolo e vedrai che ti arriva qualcosa sulla tenda…

Magari sbagliano e centrano quella dell’Acca, o del Matteo W …go to…! no quella del Matteo no, è già piena d’acqua…

Gente insensibile, la vita è tutta un blues, yes, solo blues… blues… blues… ad libitum.

Come blues è il decollo che sembra la sala d’aspetto di seconda classe, sedili di legno duro che anestetizzano il sedere, della stazione di Lecco nell’ottobre 1969: piena di gente. E blues è il lago stupendo di Annecy, e il volo sul catino o nel catino, a seconda…

“…e blues è l’atmosfera frizzante

piacevolmente intensa

dell’attimo serale

quando lenta la sera

ci riempie gli spazi e le tende

e il buio si lascia bucare

da luci isolate che cercano persone

e il tendone è un insieme di animi gentili.”…(!)

Che cavolata… beh, però suona bene.

…la metrica, non te e la tua chitarra… cosa fraintendi…

Oh cavolo, ho perso il blues…

E adesso?

Biplace, biplace, spostati al volo altrimenti rischi un triposto…

biplace… biplace… e ancora biplace

sulla moquette inzuppata del decollo

sui kleenex virati di colore all’ombra dei pini

sulle 180 vele in una termica

sul Reblochon dalla crosta puzzolente

sulla pioggia che non ci lascia un attimo

sulla tenda del Matteo W che è ancora piena d’acqua

sulle pentole che ho lavato ieri sera

su quelli che le laveranno domani

su noi “passegeres du ciel”

che ancora una volta riempiremo il giorno delle nostre parole

e la notte di un sogno in più

che forse domani o domani l’altro o magari più in la

troverà un minuto per farsi reale.

E questa pirlata da dove salta fuori? Eh, dove vai a prenderle tutte queste cavolate? Non sarà il vino bianco sempre fresco, sempre pronto… sempre… ad aver modificato i neurotrasmettitori dell’umore? In qualche modo. Può darsi.

Adesso però sono stanco e non rompere… capito!

Domani cesserà di piovere, ci sarà un sole stupendo, voli magnifici, no, arrampicare con l’Icio è meglio di no, smetterei anche di salire le scale per la vergogna, il caffè sarà buonissimo, il burro la marmellata e il pane anche, le persone avranno larghissimi sorrisi e la tenda del Matteo W si sarà svuotata… o no…

Ti odierà per questo… no, in fondo in fondo ma proprio in fondo… siamo tutti sulla stessa barca…

Chiederò scusa… alla Sonia.

Domani si torna a casa.

Un groppone blocca il respiro e le lacrime chiedono spazio…

No, per favore… già sento la canzoncina dell’addio… e subito rivedo la fine dell’asilo, della scuola elementare, del campeggio con i boy scouts, i grembiulini neri e le maestre con il vaso di fiori sulla cattedra… oh signur…

Ciao campeggio… o cammeglio…

Fermo lì per l’amor del cielo!

Ciao a tutti… ad maiora.

 

Emilio, Annecy 10 aout (agosto) quasi notte. Fonda.

 

Pubblicato su: “Scurbatt News” – foglio informativo del Parapendio Club Scurbatt – Settembre 2001